Le successioni

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Il “valore zero” in dichiarazione – focus sui fabbricati rurali

Continua l’estenuante lavoro di “interpretazione” del nuovo modello di dichiarazione , necessario per capire dove andare ad inserire le corrette informazioni da fornire alla Agenzia.
Se infatti con il vecchio modello cartaceo il professionista poteva, tramite la sezione Osservazioni, inserire le informazioni aggiuntive che caratterizzavano il singolo cespite laddove esso si scostasse dalle regole tradizionali per tipologia, il Nuovo Modello, composto di campi blindati, non permette di inserire dati aggiuntivi.
La sfida del professionista è quindi quella di capire come inserire correttamente dette informazioni aggiuntive e come indicare i casi più particolari.

Vediamo ad esempio alcuni dei casi più difficoltosi da gestire in riferimento ai cespiti immobiliari.

L’ “Ente Urbano” in dichiarazione

Una delle questioni più discusse riguarda, ad esempio, l’inserimento o meno in successione di un immobile censito al Catasto Terreni e classificato come Ente Urbano.
Premesso che il bene in oggetto si trova nella partita speciale del Catasto Terreni ed è privo di intestazione catastale, risultando Area di enti urbani e promiscui, esso, non essendo intestato al de cuius non deve essere inserito in successione, anzi, il suo inserimento bloccherebbe la pratica.
E ciò, nonostante si trovi tra i codici natura nel quadro EB anche la natura “Ente Urbano”

Il “Valore Zero” in dichiarazione e i fabbricati rurali

Un altro aspetto problematico nel nuovo modello è dato dalla impossibilità di inserire i cespiti a valore zero.
Il modulo di controllo dell’ Agenzia delle Entrate richiede, infatti, che per ogni cespite inserito in dichiarazione debba essere presente un valore superiore a zero (il presupposto su cui l’Agenzia si basa è il fatto che un qualsiasi bene ha, comunque, un valore di mercato, ancorchè minimo, da poter indicare).
Questo blocco, nei primi mesi di applicazione del modello ha portato a contestazioni, soprattutto in riferimento ai fabbricati rurali che, qualora mantengano i requisiti di ruralità in capo agli eredi, da sempre, si inseriscono in successione a valore zero.

L’Agenzia, dunque, prendendo atto della problematica, ha stabilito che, in relazione agli immobili, eccezioni al blocco del “valore zero” siano:

– fabbricati rurali ancora censiti al catasto terreni ( codice natura R) e inseriti nei quadri EB/ EL

– fabbricati censiti in categoria D/10 che presentano i requisiti di ruralità e inseriti nei quadri EC/EM

In tutti gli altri casi sarà necessario inserire un valore anche se minimo.
Anche in caso, ad esempio, di immobili censiti in categoria F/1 e privi di rendita catastale, essi andranno inseriti senza indicare rendita e inserendo un valore di mercato, minimo o maggiore a seconda del caso.
Stesso discorso per gli immobili eventualmente censiti al catasto fabbricati in categorie diverse dal D10 ( ad esempio l’abitazione del coltivatore o un magazzino o una stalla): anche per essi sarà necessario inserire un valore minimo perché la pratica passi i controlli della Agenzia.


2 commenti

  1. Albertino ha detto:

    è il caso dei fabbricati strumentali censiti in categoria C/6 o C/2 dove tra le annotazioni in visura troviamo scritto che sussistono i requisiti di ruralità ? credo sia corretto attribuire 1 euro di valore e nelle note ed osservazioni che alleghiamo, precisare il motivo di quella valutazione minima.
    in ogni caso a mio avviso il vero errore /orrore del nuovo sistema telematico riguarda le volture catastali; le ricevute non arrivano che raramente, e a volte capita che per i fabbricati la voltura vada a buon fine, ma non per i terreni (per le stesse quote di proprietà).
    Una pratica che “liquidavi” in pochi giorni tra consegna e volture, adesso può occuparti anche per un mese e se moltiplichi per le decine di pratiche lavorate ogni anno …

  2. Lucio ha detto:

    Mettere il valore 1 non mi sembra corretto. Verrebbero applicate le imposte ipotecarie e catastali di 200€+200€ quando invece devono essere zero. Ho scritto alla Agenzie delle Entrate chiedendo una modifica al software di successioni telematiche.

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